In un mondo in cui gli ideali sono ormai considerati valori obsoleti e persino da combattere;
in un mondo in cui le parole dominanti sono il potere, il mercato, il profitto, l’egoismo;
in un mondo in cui le diversità di genere, anziché essere valorizzate e tutelate, sono considerate neglette e osteggiate;
contro un mondo così, Tina, una donna affascinante, un’artista raffinata, un’amante appassionata, una rivoluzionaria coraggiosa, una femminista indomita, ha lottato senza tregua, fino all’estremo sacrificio: la vita.
Tina Modotti nasce a Udine nel 1896 e all’età di diciassette anni, nel 1913, lascia l’Italia e raggiunge il padre a San Francisco. In America dapprima fa l’operaia, poi incontra il mondo di Holliwood ed interpreta alcuni films. Nel 1924 parte per il Messico dove inizia l’attività di fotografa e frequenta ambienti artistici e rivoluzionari. Dal 1926 milita nel partito comunista messicano.
Nel 1930, a causa della sua attività politica, è accusata per l’attentato contro il Presidente del Messico, viene imprigionata e in seguito espulsa. Viaggia clandestinamente in tutta Europa, dedicandosi ai prigionieri politici e al Soccorso Rosso Internazionale. Frequenta Mosca insieme al compagno Vidali, in qualità di membro dei servizi segreti russi. Successivamente rientra in Messico per occuparsi dei rifugiati della guerra di Spagna. Nel 1942 muore improvvisamente a Città del Messico, in circostanze misteriose, all’interno di un taxi.
A Tina Modotti, il grande, straordinario poeta cileno, Pablo Neruda, ha dedicato, in occasione della sua morte, una struggente e delicata poesia intitolata “Tina Modotti è morta”, i cui versi sono stati la fonte di ispirazione di queste opere, che rappresentano il mio personale “Omaggio a Tina”.
Marisa Lelii